Tra i monti Erei e la valle del Dittaino, in provincia di Enna, si allevano ovini. Comisana, pinzirita, Valle del Belìce sono solo alcune delle razze autoctone siciliane allevate tra queste colline.
E, sin dai tempi antichi, dal loro latte unito allo zafferano coltivato nell’area, si ottiene il piacentinu, pecorino che piace, in dialetto locale. Diversi sono gli aneddoti legati alla sua produzione. La leggenda vuole che Ruggero I, conte di Altavilla, già nell’XI secolo curò la depressione della moglie Adelasia invitando i casari del luogo ad aggiungere un pizzico di zafferano alla preparazione del pecorino. Piacentinu perchè di Piacenza il casaro che lo realizzo, o perchè piange, visto il copioso rilascio di grasso con l’innalzarsi della temperatura
Prodotto in nove comuni della provincia di Enna, è a pasta compatta e unico nel suo genere: è infatti aromatizzato con zafferano – che conferisce alla pasta il caratterisco colore giallo – e pepe nero in grani – posto in ammollo in acqua calda la sera precedente la produzione. La tecnica di lavorazione, che prevede l’aggiunta di acqua calda alla cagliata, e l’uso attento del sale ne fanno uno dei formaggi meno aggressivi della Sicilia, il “più europeo”.
Dopo una maturazione di circa 60 giorni, ha odore delicato e sapore aromatico e dolciastro dovuto alla presenza dello zafferano.
La tipicità del piacentinu consente svariati usi in cucina. Al ristorante Terracotta lo trovate nella selezione di formaggi storici siciliani, come farcia di paste ripiene, piastrato, al forno in crosta o nella creazione di spume.
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