La verità è che devono essere dei mezzi mattacchioni loro. Ieri sera sul piccolo palco della chiesa di San Pietro i “Four on six” ne hanno fatte di tutti i colori con quell’aria da bravi ragazzi dal fascino retrò. A vederli viene in mente uno speakeasy americano degli anni Trenta, visto solo nei film, e te li immagini animare serate tra donne e boccali di birra proibiti. Oppure in una piazza di una qualche città dell’Est a suonare con dei costumi bizzarri in un’ora improbabile del giorno intrattenendo gente di ogni età.
Ma questo non è che l’effetto suscitato dell’espressione del loro swing: acceso, ritmico, tutto pervaso dal jazz manouche, ossia da quello stile melodico, con sfumature folk, che prende in prestito delle sonorità originariamente appartenenti alla tradizione zingara. A dominare sono soprattutto le chitarre che costituiscono il cuore della sezione ritmica. A colpire invece, oltre che alla vivacità e alla loro espressione divertita, è la versatilità che li caratterizza: il violinista si scopre essere anche eccezionale cantante, il trombettista si dimena con una molteplicità di strumenti a fiato.
Un repertorio variegato, mai fermo, che fatta eccezione forse per qualche pausa teatrale di troppo, funziona eccome. Già, teatrale. Si unisce infatti alla band anche un settimo componente: è il cantattore Michele Cipriano. Il concerto assume le sembianze di una performance semiteatrale e strappa alla sala qualche risata.
Deve essere proprio questo mix di elementi la chiave del loro successo: affermati nel panorama jazz manouche italiano, iniziano a farsi conoscere anche all’estero. Più recentemente, poi, hanno anche realizzato per il film “Italiano medio” di Maccio Capatonda la colonna sonora originale, “Malisa”, un brano romantico che la band ha riproposto anche al pubblico di ieri.
Attraverso il loro particolare swing melodico i “Four on six” riescono a reinventare davvero qualsiasi cosa: dalle sigle dei cartoni animati più famosi della storia alle tradizioni musicali popolari. Applausi sentiti dal pubblico agrigentino per la loro “Zingarella” di San Calogero rinata sempre in chiave manouche. A seguire brani del loro ultimo album ma anche grandi classici della tradizione swing italiana. A un certo punto dalla sala irrompe il suono della tromba di Sal Cacciatore. Avanzando verso il palco, l’artista stefanese si unisce ai sei musicisti per una performance molto apprezzata dal pubblico.
La piccola orchestra è composta da Fausto Savatteri (chitarra manouche/baglama saz), Claudio La Gumina (chitarra manouche/semiacustica), Vincenzo Marino (sax soprano/tenore, flauto, ottavino), Martino Pellegrini (violino, violoncello), Matteo Prina (contrabbasso) e Simone Petracca (chitarramanouche). Ed è l’agrigentino Savatteri a fare gli onori di casa, introducendo via via i brani e raccontando qualcosa di loro.
Dopo la prima serata con Fabrizio Bosso e Osvaldo Lo Iacono e il secondo appuntamento con Sun Hee You e Randi Caterina Birkeland, si conclude con i “Four on six” band la rassegna “Jazz&Classic” organizzata dallo Spazio Temenos. Per usare le parole di Osvaldo Lo Iacono che, anche ieri come membro dello staff, ha introdotto l’evento: “Lo Spazio Temenos e San Pietro sono divenuti realmente luogo di incontro e di cultura”.
Un luogo che riesce a stupire ogni volta.
[di Debora Randisi | Foto di Francesco Palminteri]
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